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Marisa Ferrara

IO RESTO A CASA La famiglia tra: Home-schooling e Smart-working

Aggiornamento: 19 apr 2020

Gli effetti dell’isolamento sulla quotidianità di una famiglia dal punto di vista del lavoro e della didattica.

Con la parola “isolamento” ci riferiamo alle conseguenze dei drastici cambiamenti nello stile di vita e nella libertà individuale che sono connessi alle restrizioni, più che giustamente imposte dal governo per arginare il contagio.

Da un giorno all'altro ci ritroviamo a non poter godere della presenza dei nostri amati, a non poter frequentare gli amici, a rinunciare alle relazioni con gli altri, che per gli esseri umani sono la principale fonte di piacere e di conforto, soprattutto in caso di necessità. Fidanzati che non possono abbracciarsi per settimane, genitori e nonni che non possono incontrare i propri figli o nipoti, e viceversa.

Per alcuni “Stare a casa”, che è l’imperativo di queste settimane, significa stare soli, penso a chi abita da solo, giovani o anziani che siano, deprivati di contatti umani e affettivi, di tutte le attività di svago e fonte di benessere (sport, spettacoli, cinema, teatri, circoli, associazioni e così via).

Il bisogno di relazione è un impulso profondamente umano radicato nell’evoluzione: vedere gli amici, aggregarsi in gruppi, stare l’uno vicino all’altro”. L’isolamento è una condizione innaturale che metta a dura prova la capacità di cooperazione degli esseri umani.

Tuttavia, tendenzialmente l’essere umano ha alcune armi per superare situazioni difficili, anche più stressanti. Chris Segrin, specialista del comportamento all’Arizona University, porta come esempio gli studi sui prigionieri statunitensi durante la guerra del Vietnam isolati in “gabbie per tigri”, ossia minuscole celle sotterranee. Per alcuni prigionieri l’ottimismo, cioè il credere che sarebbero sopravvissuti e usciti vincenti dalla guerra, era stato uno dei fattori protettivi più importanti per la loro salute mentale.

Oggi un aiuto per diminuire lo stress, sia individuale sia collettivo, viene dalla tecnologia: strumenti come Skype, WhatsApp, e molte altre applicazioni permettono di rimanere in contatto e di interagire anche visivamente con familiari, amici e colleghi, e se non l’hanno già fatto sarà il momento in cui i nonni impareranno a fare la videochiamata ai nipoti. Sostituiamo, allora, il messaggio scritto o vocale con una telefonata, o meglio ancora con una videochiamata, organizziamo conference call non solo con i colleghi di lavoro per mandare avanti l’azienda o l’ufficio, ma anche con amici e parenti, magari condividendo una cena o un aperitivo. Dedichiamo il tempo libero a riprendere quelle relazioni che avevamo abbandonato. Questo è il momento di chiamare la vecchia amica o il vecchio amico che non sentiamo da mesi o anni, di passare una serata al telefono, di mantenersi “connessi” e vicini pur stando lontani, facendo sentire agli altri la nostra vicinanza.

A proposito di spesa, permettetemi una riflessione dal punto di vista aziendale, i Retail online stanno faticando a rispondere alle tante richieste di consegna a domicilio, non erano e non sono pronti. Se fino a poche settimane fa i negozi tradizionali temevano che i servizi efficienti di delivery di Amazon e altre piattaforme di turno li avrebbero messi in disparte, oggi in questa emergenza sono propri i negozi di prossimità, i piccoli supermercati di quartiere o dei centri urbani a uscirne meglio, sono accessibili, attenti a far rispettare i divieti imposti dal decreto, con poche code e ben gestite e con consegne domiciliari da valorizzare e da ricordare anche dopo che sarà tutto finito. 

A proposito di Smart Working e Home Schooling quali consigli pratici possiamo dare ai genitori, considerando le ultime direttive dello stato, per concludere questo anno scolastico in modalità DAD (didattica a distanza)

Prima di tutto proviamo a dare una definizione a questi termini, ormai quotidiani: Lo Smart Working, o lavoro agile, è una modalità di lavoro introdotta in Italia e regolamentata da una legge nel Maggio del 2017, per aumentare la competitività delle aziende e favorire ai lavoratori un equilibrio vita-lavoro

C’è chi è abituato da anni e lo vive con naturalezza, c’è chi sta prendendo mano ora con le tecnologie più diffuse, facendo i conti con l’arretratezza tecnologica e con problemi di connettività: “Si entra in call la mattina si esce la sera” il commento di molti. Giornate intere davanti a notebook collegati in call. “Perché alla fine non si stacca mai” è il commento più diffuso di amici, colleghi e famigliari in smart working che ancora devono prendere le misure con un concetto di lavoro ben diverso, che prevede cambiamento di modelli organizzativi, in quanto c’è un passaggio dal controllo alla delega, alla responsabilità, le valutazioni sono basate sui risultati e non più sul tempo. Ma obbligare tutti a lavorare da casa improvvisamente, non è più Smart Working, perché alla base del lavoro agile c’è la libertà di scegliere di lavorare nelle modalità, tempi e posti più funzionali al raggiungimento degli obiettivi. Quindi l’imposizione forzata e prolungata, purtroppo ne snatura l’essenza e quindi stressa.

Home schooling, identifica l’introduzione, nel mondo della scuola, di un nuovo metodo di apprendimento che si avvale dell’ausilio di strumenti interattivi che permettano e stimolano relazioni collaborative, la condivisione e la co-creazione di contenuti. Con questo isolamento improvviso però, la scuola, si è trovata un po’ impreparata, quando la tecnologia nella scuola era soltanto per molti avere la lavagna interattiva "Lim" in classe. In due settimane però la scuola si è mossa, con tutte le criticità di allineare sistemi, piattaforme, dare accesso agli studenti e con il transito dall’analogico al digitale, sono cambiati anche i punti di riferimento: quaderni, libri di testo e lavagna diventano supporti elettronici. Docenti che per primi si sono messi in gioco per imparare, da soli, ad usare strumenti tanto tecnologici.

Con tutti questi cambiamenti improvvisi e imposti, il nostro organismo ha bisogno di tempo per adattarsi e farli sui. Ad esempio quando decidiamo di iniziare una dieta alimentare (anche se la decisione è nostra e quindi razionale), il nostro organismo e il nostro metabolismo, hanno comunque bisogno di alcuni giorni prima di adattarsi al nuovo regime alimentare. Si parla di circa 10/12 giorni, durante i quali il corpo cerca di ribellarsi, con dei piccoli attacchi di fame, voglia di cibo particolare ecc. ma trascorso questo primo periodo, il corpo, grazie al suo istinto di sopravvivenza, si adatta alle nuove abitudini e ri-equilibra le richieste di fame sulla base nelle nuove porzioni di cibo che riceve.  

Inserire questi due momenti importanti della vita dei grandi e dei piccoli in una routine quotidiana, richiede gli stessi tempi per adattarsi e ri-equilibrarsi. Quindi avremo, o per meglio dire, abbiamo già avuto i giorni di ribellione, affaticamento, preoccupazione, notti insonnie e nervosismo. Adesso, passate più di due settimane dalla prima restrizione forte, dovremmo tutti essere, più o meno nella fase di accettazione e di adattamento.

Quindi come trovare il ri-equilibrio adatto ad ogni componente della famiglia, costretto alla condivisione e convivenza forzata nello stesso ambiente domestico?

Per prima cosa è importante rispettare il Dove, il Quando e il Come (spazio, tempo e modalità)

  1. Dove: Identificare gli angoli della stanza o le stanze di lavoro (ognuno deve sapere qual è il luogo della postazione lavoro o studio). Deve essere il più possibile comoda con la seduta e gli spazi, luminosa e arieggiata. No divano, letto e per terra. Qui impariamo noi e trasmettiamo ai nostri figli l’importanza dello “Stare”  

  2. Quando: Creare un calendario settimanale con gli impegni di tutti, da condividere in una “riunione familiare” il sabato, ad esempio, per la settimana successiva e da tenere ben in vista alla portata di tutti in un luogo condivido, per eventuali aggiornamenti o modifiche.

  3. Come: lavarsi e vestirsi bene per lavorare o per studiare è una buona pratica per trasmettere al nostro organismo, un cambiamento di attività e quindi una nuova predisposizione mentale, un nuovo umore e una visione diversa del “Fare” e “dell’Essere”.        

Creare e rispettare delle Regole condivise con la famiglia: darsi degli orari di lavoro/studio e un tempo per le attività di gioco e di riposo, assolutamente da rispettare così come quando si era a lavoro o a scuola e si dovevano rispettare gli orari di ingresso, uscita, merenda, pausa, orari di attività sportive e di gioco libero.

Creare e rispettare un calendario culinario del pranzo e cena per tutti, programmando in questo modo anche il giorno della spesa con una consapevolezza chiara e quindi veloce di quello che serve e di cosa comprare.  

Creare e rispettare una routine giornaliera:

  • Svegliarsi con una sveglia sempre alla stessa ora (7:30/8:00)

  • Fare colazione, seduti a tavola e con tutta la famiglia (un bel momento insieme da scoprire o riscoprire, magari parlando e ricordando agli altri delle attività di ciascuno, programmate per la giornata)

  • Appuntamento a pranzo tutti uniti sempre più o meno alla stessa ora, rispettando questo momento come momento della famiglia, tenendo il più possibile, lontano gli strumenti tecnologici (tv compresa) magari raccontandosi quello che si è fatto la mattina. (Sembra strano, ma in questo periodo di reclusione forzata con la famiglia, si rischia di parlarsi molto meno di prima).

  • Al pomeriggio si torna alle attività individuali di lavoro o studio, ma prevedere anche un’attività di gioco condiviso (attività motoria, disegno, gioco da tavolo, lavoretti, preparazione condivisa di un impasto per pane o dolci ecc)

  • Appuntamento a cena tutti uniti sempre più o meno alla stessa ora, rispettando questo momento come momento della famiglia, tenendo il più possibile, lontano gli strumenti tecnologici (tv compresa) magari raccontandosi quello che si è fatto il pomeriggio e le difficoltà incontrate o i successi ottenuti.

Detto così sembra per alcuni, una tabella di marcia militare. Invece è un’occasione per assaporare il tempo e diventarne padroni, decidendo cosa farne in ogni momento della giornata. La motivazione che si scatena è sorprendente, in quanto fino a qualche settimana fa, ci sentivamo schiavi del tempo deciso e imposto da altri (capi, scuola, palestre, istruttori, uffici, banche ecc). Adesso invece, abbiamo un’occasione unica e rara: decidere cosa fare del nostro tempo e come scandirlo per impiegarlo in cosa dobbiamo o in cosa ci piacerebbe fare. Facciamone tesoro, perché potrebbe essere una grande occasione per Saper Essere.

Marisa Ferrara 




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