Conflitti sul lavoro: perché non vanno sottovalutati e quando è fondamentale coinvolgere l’HR
- Marisa Ferrara
- 30 lug
- Tempo di lettura: 2 min
Quanto incidono i conflitti?
Fino all’85% degli impiegati sperimenta almeno un conflitto sul lavoro nell’arco di un anno.
I conflitti riducono la produttività fino al 25% e sprecano mediamente 2,8 ore per dipendente a settimana: quasi un intero giorno lavorativo perso al mese.
I manager dedicano tra il 25% e il 40% del loro tempo alla gestione delle dispute: un impegno notevole che distrae dalle attività strategiche.
Le cause principali e le conseguenze:
Il 60‑76% dei conflitti nasce da problemi di comunicazione, mancanza di chiarezza nei ruoli o nelle aspettative. Questo porta ad avere un turnover fino al +25%, con costi di assunzione, formazione e calo di know-how interno; assenteismo fino al +50% nei contesti ad alta conflittualità aziendale; stress, calo del benessere mentale e fisico, fino a 35‑45% dei dipendenti riporta sintomi fisici e ansia legati a conflitti non risolti.
Come interviene l'HR: ruolo e processi chiave
Quando il dialogo tra le parti è bloccato o manca trasparenza, quando emergono comportamenti non rispettosi o di inciviltà e quando c’è rischio di escalation, calo del morale o compromissione del clima del team, l’HR entra in campo per:
Ascoltare: raccogliere testimonianze, fatti e percezioni personali senza pregiudizi.
Analizzare: comprendere se il conflitto è legato a dinamiche personali, organizzative o di processo.
Mediare: chiarire malintesi, identificare bisogni diversi e riaprire un dialogo costruttivo.
Stabilire azioni concrete: coaching, formazione, flussi operativi più chiari e monitoraggio nel tempo tramite follow‑up.
I vantaggi dell'intervento strutturato dell'HR
Le aziende con programmi di risoluzione dei conflitti registrano una soddisfazione dei dipendenti più alta del 20‑25% e turnover ridotto fino al 30%. Il 25‑50% in meno di dispute aziendali nelle organizzazioni che investono in formazione su competenze comunicative, negoziazione ed empatia. L’HR come terzo neutrale può accelerare la risoluzione: il 78% dei dipendenti ritiene che l’intervento di un mediatore esterno favorisca un buon esito.
Se senti che il confronto diretto non basta, o temi tensioni crescenti, non resti solo: il tuo HR è il giusto punto di riferimento. Il loro intervento non è un “controllo”, ma un’opportunità per riportare equilibrio, chiarezza e serenità nel team.
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